24 luglio 2016



 Interno Chiesa Santa Margaida Ottana(Nu)








Beato Pietro Messalenis da Ottana.









Santa Margaida,altare.
 





27 aprile 2016


 Gavoi fa parte della cosiddetta Barbagia di Ollolai. Geograficamente è posto in una posizione molto particolare, a ovest è contornato dai monti di Brundihone e Chizu 'e noli, a nord dal monte Pisanu Mele, a est dai monti Cohoddio e Puddis, mentre a sud si può ammirare il bel panorama del lago di Gusana. L'economia è prevalentemente agro-pastorale, ma negli ultimi anni il turismo è diventato una risorsa importante.









 Recupero e valorizzazione infissi delle vecchie case.
 Pervinca sarda
Nome Sardo
Frorinca (Villacidro – Campidano - Iglesiente), Froinca (Fluminese – Ogliastra), Bruinca (Logudoro), Proinca (Fluminese – Sarcidano).
E' un'essenza che si sviluppa nelle zone ombrose, nelle siepi, ai bordi delle strade.
Specie endemica della Sardegna
Fioritura: marzo-maggio

Monte Chizu e' noli(?)


Nome Sardo
Mudegu proceddinu (Villacidro), Muregu proceddinu (Fluminese), Mudegu  (Fluminese - Iglesiente), Murdegu còinu (Guspini – Iglesiente), Muregu (Fluminese), Murdegu (Sard. centr. e merid.),  Montreku (Bitti), Mucchiu (Gallura), Mucciu (Sassarese), Mudecciu (Orani), Mudeju (Algherese – Sassarese), Mudeju burdu (Sard. Centr.), Mudeju nieddu (Logudoro), Mudekru (Olzai), Mudrecu de monte (Nuorese), Mudrecu (Nuorese), Mudrègiu (Alà dei Sardi – Logudoro), Mudreju (Logudoro), Murdeju (Logudoro), Mudregu caddinu (Marghine), Muntreku (Baronie), Murdegu cistu (Arzana), Murdegu biancu (Sard. centr. – Quirra – Sard. merid.), Mèrgiu (Carloforte – Logudoro), Mucchiu (Gallura), Mudrecu cabaddinu (Nuorese),  Mudel’u biancu (Orgosolo), Murdju (loc. div.), Mudre'u biancu (loc. div.), Cistu (loc. div.).

Generalità
Specie indigena tipica della macchia mediterranea.
Arbusto sempreverde e legnoso diffuso in tutta la Sardegna, dalle zone costiere a quelle montane interne.
Insieme agli altri cisti: Cisto rosso e Cisto femmina, costituisce essenza tipica della macchia mediterranea, molto rustica, si adatta a qualsiasi substrato e la troviamo negli sterili, nei terreni percorsi da incendi, nelle zone degradate,  nei boschi radi,  nelle macchie, nelle radure, nelle garighe, nelle scarpate e ai bordi delle strade.
E’ una pianta molto resistente all’aridità, alla siccità e al calore; durante la siccità estiva le foglie si colorano di marrone e sembrano secche, ma alle prime piogge riacquistano vigore e si colorano di verde.
Spesso costituisce delle vere e proprie macchie a cisto come l’estesa località “Struvina de Babari”, nella costa arburese.
Come gli altri cisti non emette polloni dalla ceppaia  dopo il taglio, e al passaggio del fuoco la pianta muore; mentre, si riproduce diffusamente per seme a livello infestante. Il cisto marino è senz’altro quello più diffuso su tutta l’isola, anche perché si spinge fino ai 1000 mt s.l.m.; inoltre, al passaggio del fuoco (incendi) si riproduce vistosamente, poiché le fiamme favoriscono la germinazione dei semi, che avviene nel periodo delle piogge.
Il cisto marino è indice di degradazione della macchia mediterranea, ma al tempo stesso rappresenta anche l’essenza pioniera capace di generare macchie e formazioni boschive pregiate. Dopo un incendio è la  prima essenza a svilupparsi (da seme).
Un tempo  il cisto marino veniva sradicato e sistemato in fascine (fascia de mudegu) e utilizzato come combustibile per alimentare i forni familiari per la cottura del pane.
Come gli altri cisti, è un’essenza non gradita alla fauna selvatica e al  bestiame di allevamento.
E’ chiamato  “marino” perché  è il cisto che si spinge fino agli arenili.
Deposito acqua costruito in pieno periodo fascista,da notare i particolari della costruzione.
 Particolare facciata deposito.

 Veduta dall'alto del paese di Gavoi.

 ...in attesa di essere restaurata...
 Scorci...ogni angolo del paese regala magnifici scorci.Case con pietra a vista con balconi impreziositi da colorati fiori.

 Murales ACR
 La semplicità e la raffinatezza di questo balcone con questi colorati tulipani colpiscono e rapiscono chiunque..
 BB Mariposas



 Il leggendario Monte Puddis....






La chiesa di San Gavino è situata su un'altura nel centro storico del paese.La chiesa segue il tipo della chiesa gotico-catalana. Sia la navata centrale sia le tre cappelle laterali hanno volta ogivale, con i costoloni in vulcanite rossa, come altre chiese della zona (Nostra Signora del Carmelo o la parrocchiale di Fonni). Nel 1932 vennero eseguiti lavori di restauro e pulitura della struttura, levando l'intonaco di calce dai medaglioni delle chiavi di volta e recuperando importanti rilievi. La volta del coro è stellata, rimarcata anch'essa da costoloni in vulcanite rossa e caratterizzata da cinque medaglioni, corrispondenti alle chiavi di volta. Nei rilievi compaiono le figure dei Santi Proto, Gavino e Gianuario, e gli apostoli San Pietro e San Paolo.
Nella cappella della Beata Vergine Maria, nel medaglione in rilievo vi è un'elegante rosetta contornata da motivi vegetali mentre nella cappella di San Sebastiano compare lo stesso motivo della rosetta ma arricchito con foglie d'acanto. Nella cappella di Sant'Antonio il medaglione reca scolpita la figura del Santo mentre in quella del Crocifisso vi è la croce con motivi floreali.
Il medaglione della cappella dedicata a San Francesco è degradato, ma vi si leggono le lettere "D.B.M"., il cui significato è sconosciuto: è ignoto se il riferimento possa essere al Santo o a un parroco zelante. Nella cappella della Vergine del Carmelo è incisa la seguente epigrafe: "Ano IDQQ R. LAY", cioè "Anno 1555 Rev.do Lai Vicario": è così possibile accertare la data di costruzione e conoscere il nome del parroco dell'epoca. Un'altra iscrizione si trova nella cappella di San Francesco Saverio e anche in questo caso si hanno una data e un nome: "Opus ARDOREC QOESADAY/conclu(s)um anno 1695", che tradotto dice che quest'opera, iniziata dal Reverendo Dottor Rettore Quesada, fu conclusa nell'anno 1695. In seguito alle ricerche d'archivio è stato accertato che il rettore Quesada fu parroco di Gavoi dal 1686 al 1692, anno in cui fu promosso canonico della Metropolitana di Oristano. Il parroco successivo, don Lai, nell'iscrizione rende merito al suo predecessore. Al nome del reverendo Lai sono legate due importanti opere conservate nella parrocchiale: il battistero e il pulpito.
Nella facciata della chiesa si apre un ampio rosone in vulcanite rossa, di 3 m di diametro, di tipo gotico-catalano, mentre il portale architravato è di modi barocchi.
Il campanile a pianta quadrangolare, alto e solido, nell'ordine superiore è caratterizzato da archetti gotici. Il cupolino che lo coronava è stato ricostruito in epoca imprecisata dopo un crollo. La leggera inclinazione verso levante è forse dovuta a un cedimento del terreno.
...un ringraziamento alla mia collega Giacinta,alle volontarie del servizio civile,al Signor Giorgio che ha fatto da cicerone...ed ai bambini della prima!

15 settembre 2014





Il fiore della vita è un simbolo antichissimo, che è presente in ogni cultura.Rappresentava la potenza vivificatrice e generatrice del sole:l'astro trasmetterebbe al simbolo il suo potere guaritore e protettivo, sin dalla preistoria un simbolo di rinascita,rigenerazione,speranza.Lo troviamo spesso accompagnato alla figura del toro sempre in riferimento a riti ancestrali e nel Medioevo viene adottato dalla chiesa come simbolo di resurrezione.